Sangalli: «Il mercato sta mutando ma le incertezze rallentano investimenti e consumi»

Carlo Sangalli
Carlo Sangalli
di Pierpaolo SPADA
5 Minuti di Lettura
Giovedì 9 Maggio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:17


Il commercio nel cuore della transizione digitale, tra tradizione e intelligenza artificiale. Quale futuro? Ne parliamo con il presidente nazionale di Confcommercio, Carlo Sangalli, ospite oggi a Lecce per la celebrazione del 30esimo anniversario dell’associazione provinciale (teatro Apollo, alle ore 16).

Sangalli, proprio in questi giorni avete presentato uno studio sull’andamento dell’economia. Come è la situazione e come vanno i consumi? Emergono anche timori.

«Nonostante qualche fragilità in alcuni settori produttivi, l’economia italiana tiene bene. L’occupazione è in crescita, il turismo è vitale, soprattutto nella componente straniera, l’inflazione resta sotto controllo. Tuttavia, l’incertezza sul futuro rallenta investimenti e consumi. Per ritrovare fiducia serve, soprattutto, un taglio di mezzo punto dei tassi di interesse da parte della Bce e occorre accelerare l’attuazione della riforma fiscale».

L’e-commerce non è più una novità. Lo shopping online si può fare ormai in quasi tutti i negozi che abbiano una vetrina fisica. Qual è lo scenario futuro? Città vuote e desertificazione commerciale?

«Certamente oggi bisogna fare i conti con i veloci cambiamenti, da un lato, del mercato e delle nuove tecnologie e, dall’altro, del territorio con il declino demografico e la desertificazione commerciale.

In particolare, da una recente analisi del nostro Ufficio studi emerge che, in poco più di un decennio, tra il 2012 e il 2023, sono scomparsi oltre 111mila negozi al dettaglio. Un fenomeno che riguarda soprattutto i centri storici dove la riduzione dei livelli di servizio è acuita anche dalla perdita del commercio ambulante. Il commercio rimane comunque vitale e reattivo e soprattutto mantiene il suo valore sociale. E, pertanto, reagire non è solo necessario ma anche possibile».

In che modo e con quali strumenti?

«Occorre puntare su efficienza e produttività anche attraverso l’innovazione e la ridefinizione dell’offerta. L’omnicanalità, cioè l’uso anche del canale online, resta fondamentale. In ogni caso dovrebbe valere sempre, come sottolineiamo in ogni occasione, il principio “stesso mercato, stesse regole” fiscali o amministrative che siano e, inoltre, va dato impulso all’innovazione nei servizi di prossimità. Sono, dunque, necessarie politiche pubbliche e politiche urbane che riconoscano e promuovano il valore del commercio di prossimità».

Con Anci qualche tempo fa avete sottoscritto un’intesa che prevede la rigenerazione dei centri urbani in funzione sociale ed economica. Avete programmato nuovi interventi nella stessa direzione?

«Il contrasto alla desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle nostre città è una priorità di Confcommercio. La rinnovata collaborazione con l’Anci conferma, dunque, il nostro impegno per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città. E mostra anche la nostra volontà di lanciare azioni condivise e stabilire una visione comune delle città italiane e del loro futuro, da perseguire attraverso uno sviluppo integrato capace di renderle più competitive, più sicure e più vivibili per turisti e residenti. E in questa direzione va anche il progetto Cities di Confcommercio».

Di che cosa si tratta?

«Cities rappresenta uno spazio di riflessione sulle politiche urbane per la promozione di un modello di sviluppo basato sulla prossimità e su una stretta collaborazione con il mondo accademico, istituzionale e le amministrazioni locali. Ed è un progetto che si fonda sul coinvolgimento del sistema Confcommercio in tutte le sue articolazioni territoriali e associative. Nella consapevolezza che le città e i territori sono un bene comune, un patrimonio collettivo “vivo”, una leva per il futuro. Il nostro obiettivo è di migliorare la qualità della vita delle città e dei territori. E in questo senso, commercio, cultura, turismo, servizi, trasporti e professioni svolgono un ruolo strategico».

Guardando anche a Lecce e a ciò che è diventato il centro storico negli ultimi dieci anni vien da pensare che l’unico investimento conveniente sia sul cibo. Sbagliato pensarlo?

«I centri storici devono rappresentare un punto di equilibrio per la qualità di vita dei residenti e dei turisti. Lecce ha un grande patrimonio storico, artistico, culturale, paesaggistico che va adeguatamente valorizzato e all’interno del quale le attività del terziario di mercato possono trovare uno spazio importante e un terreno fertile di crescita e di sviluppo».

Sul commercio è forte anche l’impatto delle mafie e dell’illegalità. Che cosa si può fare?

«La legalità è il prerequisito per un’economia sana e un Paese civile. Il nostro ufficio studi stima che l’illegalità lo scorso anno sia costata al commercio e ai pubblici esercizi quasi 28 miliardi di euro in perdite di fatturato e abbia messo a rischio circa 270mila posti di lavoro regolari. Contrastare questo fenomeno significa togliere un freno alle nostre possibilità di crescita non solo economica ma anche sociale e morale. Perché combattere l’illegalità significa aprire la porta alla speranza per tantissimi imprenditori. Per questo, dobbiamo rafforzare la collaborazione con le forze dell’ordine, che svolgono un lavoro prezioso, per assicurare alle nostre imprese un mercato più sicuro, trasparente e competitivo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA