Concessioni balneari, occhi puntati sul 24 ottobre, quando la Cassazione sarà chiamata a decidere del ricorso depositato dal Sib, il Sindacato italiano balneari. Il Sib contesta di non aver potuto rappresentare le proprie ragioni in seno al giudizio apertosi davanti al Consiglio di Stato perché i giudici ritennero inammissibile una sua partecipazione. Poi arrivò la sentenza che stabilì l’obbligo di procedere alle gare per assegnare le nuove concessioni, ribadendo che qualsivoglia proroga sarebbe stata fuorilegge. Ma il Sib ha ritenuto di contestare quella sentenza in Cassazione proprio perché vìolati i suoi diritti. Ed è questo specifico aspetto che ha spinto la Procura generale a intervenire depositando proprio ricorso davanti alla Suprema Corte e chiedendole di accogliere il primo motivo del ricorso dell’associazione. Quale sarebbe la conseguenza di un eventuale accoglimento? Gli atti tornerebbero al Consiglio di Stato per ridiscutere la questione, ma aprendo “il dibattito” anche al Sib, con un allungamento dei tempi imprevedibile e che rischierebbe di bloccare il Paese, condannandolo alla procedura di infrazione europea che già pende sulla sua testa.
La Procura generale
Scrive infatti l’avvocato generale Renato Finocchi Ghersi, nel ricorso approntato per la Procura generale, che «la questione in esame» riveste importanza «per la tutela degli interessi dell’intera categoria degli operatori balneari».
La partita politica
Mentre continua la partita giudiziaria, fra ricorsi e controricorsi, quella politica sembra bloccata. I sindaci, per voce dell’Anci, si sono detti preoccupati a più riprese e pronti, almeno in Puglia, a creare una unità di crisi per affiancare le amministrazioni nella predisposizione di gare che, a oggi, ognuno appronterebbe per sé. Mancano, infatti, tanto il modello di bando promesso dal Governo quanto i criteri per le gare. E questo anche per via delle forti divisioni all’interno della maggioranza di centrodestra, una parte della quale ha assecondato le richieste delle associazioni dei balneari, predisponendo una mappatura del litorale e dire che la risorsa concedibile è ancora abbondante: dunque fare le gare non sarebbe necessario. Mappatura ritenuta irrealistica dai più, poiché vi sono comprese porzioni di costa rocciosa o inaccessibile. L’Antitrust ha già provveduto a segnalarla alla Commissione europea. La strada che il Governo potrebbe intraprendere adesso è quella indicata mesi addietro dal ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto: bandire gare all’interno delle quali siano previste delle premialità per i concessionari uscenti. Il fattore tempo resta decisivo: ne servirà ormai troppo per riuscire a completare le gare in tempo e farsi trovare pronti alla prossima stagione. E a perderci, alla fine, saranno innanzitutto i balneari.
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