Soffre ma rilancia il proprio appeal con iniezioni di creatività e innovazione.
Nella crisi, il settore legno-arredo in Puglia tenta di ricostruire il proprio orizzonte consapevole che il più stretto tra i nodi connessi ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente non riguardi il reperimento di materie prime, bensì costi e tempi di trasporto.
«La tensione nel Mar Rosso genera extracosti e allungamento dei tempi di delivery, rispetto ai quali abbiamo già in parte ovviato con un collegamento su ferro dalla Cina alla Romania, dove abbiamo uno stabilimento», spiega Mario De Gennaro, Hr director di Natuzzi spa, oggi operativa in Cina (2 siti), Brasile, Italia (una conceria in provincia di Udine e 6 impianti tra Puglia e Basilicata) e, nel resto del mondo, con reti commerciali e negozi mono-brand. Leader mondiale per produzione e vendita di divani, poltrone, mobili e complementi d'arredo, dal ‘93 quotata a Wall Street, la holding impiega 3500 addetti (1400 in area appulo-lucana) e alimenta il business di un settore che in Puglia vanta ormai una filiera integrata (progettazione, produzione e commercializzazione) con 2.651 aziende e 17.928 addetti attivi nelle imprese registrate (Fonte Ccia Bari).
Giù export e domanda interna: «Stiamo supportando il piano di riorganizzazione con ammortizzatori e formazione per l’acquisizione di competenze in funzione degli investimenti in corso sugli impianti con il Contratto di sviluppo di Invitalia», riflette De Gennaro. «Ora confidiamo nel balzo tecnico legato al fatto che, esaurita la ripresa dell’entertainment (viaggi), i consumatori tornino a dedicare attenzione alla casa». Per aggirare i dazi contro gli Usa, valuta di spostare capacità produttiva dalla Cina al Vietnam. E, intanto, invita il governo a collaborare «prorogando il Contratto di espansione, per agevolare il turnover generazionale, e rendendo strutturale Decontribuzione Sud, come già programmato nel 2020».