Cartagine e Messapia: nell'area ugentina le prove dell'alleanza contro Roma

Cartagine e Messapia: nell'area ugentina le prove dell'alleanza contro Roma
di Anna Manuela VINCENTI
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Giovedì 25 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:29

A Ugento rinvenute tracce della guerra annibalica e in particolare della battaglia che distrusse la città messapica nel III secolo a.C. Nei giorni scorsi, nella sede di Lecce della Soprintendenza, sono stati presentati i risultati della prima indagine archeologica condotta, nell’ambito delle attività previste dal Progetto Pnrr Change dal Comune di Ugento in collaborazione con l’Archaeological Mapping Lab dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (Ispc) del Cnr in località Cupa, lungo l’attuale via San Francesco a Ugento. 
Sono stati illustrati, nel dettaglio, gli esiti delle indagini archeologiche che hanno messo in luce un ampio tratto della cinta muraria messapica con tracce di distruzione e a sorpresa sono stati rinvenuti reperti riferibili ad un antico episodio bellico noto dalle fonti scritte. «Per la prima volta stiamo scavando in maniera sistematica e stratigraficamente un tratto ampio della cinta muraria, in passato era stato fatto solo per brevi tratti - spiega il direttore degli scavi Giuseppe Scardozzi per il Centro nazionale delle ricerche dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale -. Lo strato sta permettendo di capire bene qual è la tecnica costruttiva delle mura, di conoscere una serie di elementi cronologici della costruzione e demolizione forzata delle mura che avviene dopo la conquista romana della città alla fine del III secolo con la guerra annibalica (seconda guerra punica). Abbiamo trovato uno strato relativo all’assedio che i Romani fanno della città di Ugento avvenuta tra il 209-207 a.C. dopo la conquista di Taranto.

Gli scavi

Lo scavo fa luce su una pagina importante della storia di Ugento, quando, come sappiamo dalle fonti, la città passa per un breve periodo dalla parte dei cartaginesi e di Annibale, viene poi attaccata e conquistata dai Romani che la obbligano a demolire le mura. Una cosa che intuivamo dalle fonti letterarie e adesso ha un preciso aggancio anche archeologico perché abbiamo trovato le conferme di quanto suggerivano le fonti letterarie. Tito Livio parla proprio del passaggio degli ugentini dalla parte dei cartaginesi, che delle popolazioni messapiche del Salento sono gli unici ad essere menzionati esplicitamente. Gli ugentini passano dalla parte di Annibale alla battaglia di Canne e lo strato che abbiamo trovato, denominato lo strato dell’assedio, è quello in cui c’è un’eccezionale evidenza con un elevatissimo numero di ghiande missili ed altri elementi in ferro legati al lancio di giavellotti, di dardi contro le mura, che riusciamo a datare con precisione in quell’arco temporale. È una conferma archeologica di quanto suggerivano le fonti: di un attacco romano in quella fase e dopo la conquista la città è stata obbligata a demolire le proprie mura». 
In particolare sono state trovate circa cento ghiande missili in piombo e altri manufatti metallici, tra cui la punta in ferro di un dardo e un anello in bronzo con cartiglio iscritto databili intorno alla seconda metà del III sec.

a.C. L’ipotesi, secondo gli studiosi, è che questi ritrovamenti testimonino l’assedio finale subito da Ugento nel corso della guerra annibalica. «È in corso già la seconda campagna di scavo – spiega Scardozzi- che proseguirà sino a maggio e permetterà di mettere in luce quello che già è stato trovato ampliandone la documentazione e le informazioni. Stiamo scavando un tratto in cui le mura sono state demolite in antico con la possibilità di vedere lo scavo di fondazione delle mura, e anche trovare elementi datanti, ora riusciamo a datare bene la fase di demolizione, della battaglia che c’è stata alla fine del II secolo a.C. la fase di costruzione sappiamo che è alla metà del IV secolo, ma non abbiamo ancora una cronologia di fondazione. Trovare materiale datante –conclude Scardozzi- ci permetterebbe di scoprire con più precisione quando è stato costruito il muro. Stiamo scavando nell’ottica di valorizzare il sito archeologico, lasciando in alcuni punti il cantiere di demolizione antico in evidenza, in modo che le fasi siano ben narrabili, lo scavo è pensato anche per la successiva valorizzazione. Un’attività conoscitiva a 360° che il Cnr sta mettendo in campo insieme al comune finalizzata a gettare le fondamenta per la costituzione del parco urbano delle mura. Esiste già un piccolo tratto di 70 metri in via Tasso con un potenziale di una cinta muraria di ben 5 chilometri. Ci auguriamo di poter mettere in evidenza le testimonianze che meglio si conservano della città messapica e avere un parco diffuso delle mura messapiche di Ugento da qui e nei prossimi anni». Entusiasta il sindaco Salvatore Chiga: «gli scavi stanno portando alla luce la nostra storia, quello che sono stati i Messapi inizialmente oppressi dai Romani e quindi alleati dei Cartaginesi e proprio per questo i Romani arrivati dal mare sono arrivati sin sotto le mura conquistando la città di Ugento. Reperti importanti come un anello molto bello sono al vaglio degli esperti per capire l’iscrizione. Abbiamo impegnato cifre importanti da parte dell’amministrazione comunale per portare a termine gli scavi: una prima parte da San Francesco e sino a via Capitano Ugo Giannuzzi e lungo la via Bolzano. Stiamo facendo un lavoro che rimarrà alla storia Siamo contenti e fiduciosi di vedere quest’opera finita nel giro di poco».

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