A Gotti sono bastati 40 giorni di lavoro per dare un nuovo volto al Lecce

La costruzione dal basso del Lecce
La costruzione dal basso del Lecce
di Michele TOSSANI
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Lunedì 29 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:26
Il recupero dà e il recupero toglie. È questo il sunto di una partita vissuta sui binari dell’equilibrio e che, a pochissimi istanti dal triplice fischio, aveva in pratica consegnato la salvezza nelle mani dei giallorossi. Invece, al bel gol di Krstovic il Monza rispondeva con il rigore trasformato da Pessina, frutto di una ingenuità difensiva leccese. Va bene così. Con il punto conquistato infatti il Lecce, anche se matematicamente non è ancora salvo, fa un altro passo importante verso il raggiungimento dell’obiettivo stagionale. E, alla fine, il pareggio rispecchia l’andamento di una gara nella quale entrambe le squadre sono state attente a non concedere spazi agli avversari, anche se il Lecce ha fatto qualcosa di più in avanti. Non a caso i salentini hanno registrato quattro conclusioni verso lo specchio della porta difesa da Di Gregorio mentre il Monza ha tirato fra i pali difesi da Falcone soltanto in occasione del calcio di rigore finale.
In generale, il Lecce è ormai pienamente di Gotti. In soli quaranta giorni di lavoro il tecnico veneto ha infatti plasmato la squadra secondo quello che ha ritenuto essere il vestito migliore per la rosa a disposizione. Lo si è visto anche contro il Monza. Così il Lecce di sabato pomeriggio è stato ordinato in campo, con un 4-4-2 lineare in fase di non possesso e aggressivo il giusto nell’altra metà campo. Una aggressività indirizzata specialmente contro i portatori di palla del Monza e che fruttava ai giallorossi diversi palloni ottenuti nei cinquanta metri di campo lombardi.
E infatti il Lecce ha conquistato ben 20 palloni nella metà del Monza, anche se non sempre riusciva poi a tradurli in effettive occasioni da gol. E questo sia per errori tecnici sia per scelte a volte sbagliate da parte dei giocatori giallorossi in sede di ultimo passaggio. Oltre ai difensori, in questo lavoro si distingueva Rafia, con 4 palloni recuperati nella metà offensiva del terreno di gioco. Il tunisino è sembrato ancor più a proprio agio nella posizione di secondo interno di centrocampo, a fianco del baluardo Blin.
Dal punto di vista della fase di possesso il Lecce non sempre ha mosso palla con la necessaria velocità, ma ha comunque fatto vedere cose interessanti dal punto di vista dello sviluppo di una manovra articolata con Blin che scendeva a fianco dei centrali Baschirotto e Pongracic, con i laterali Gallo e Gendrey che andavano a dare ampiezza in avanti. Allo stesso tempo, Dorgu (schierato in partenza ancora come esterno d’attacco) e Oudin andavano ad occupare i corridoi centrali del campo a ridosso di Krstovic e Piccoli. I due attaccanti si sono nuovamente fatti notare per il lavoro in fase di non possesso e per un affiatamento che va crescendo di partita in partita. Questa struttura consentiva ai giallorossi di gestire bene il possesso e di essere equilibrati quando il Monza riconquistava palla. Inoltre, la coppia difensiva composta da Baschirotto e Pongracic, aiutata dallo schermo Blin, non è mai andata in sofferenza, nemmeno quando Palladino è ricorso al temuto Djuric.
Quando poi, nella ripresa, Gotti procedeva alla girandola dei cambi mandando sul terreno i vari Sansone, Gonzalez, Almqvist e Pierotti, ecco che la manovra offensiva ne beneficiava in termini di velocità e qualità. Il baricentro del Lecce, già buono nel primo tempo (50.58m), si alzava 45 nei secondi quarantacinque minuti (52.84m). Gotti ha provato a vincerla per chiudere il discorso salvezza, ritrovandosi ad un certo punto con Pierotti, Sansone, Krstovic e Almqvist contemporaneamente in campo. Il gol del vantaggio leccese nasceva da una palla lunga di Falcone lavorata bene da Pierotti che, di testa, armava il destro da fuori di Krstovic. La risposta del Monza era immediata e cancellava due punti dalla classifica del Lecce, ma non la buona prova complessiva della squadra di casa.
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