Cosa dice la perizia
«Dai numerosi scritti di De Marco che descrivono stati emotivi, riflessioni, decisioni e conseguenti azioni, si delinea in assoluta chiarezza e completezza lo stato psichico. Con evidente esclusione di autismo o psicosi e mantenimento delle funzioni dell’Io, che sono connesse alla capacità di intendere e di volere»: sono queste le conclusioni della consulenza depositata ieri mattina, alla vigilia dell’odierna udienza in cui verranno ascoltati otto testimoni citati dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Maria Consolata Moschettini. Fra questi anche alcuni fra i carabinieri del Nucleo investigativo e del Ros che fermarono De Marco sette giorni dopo la strage di via Montello.
Dunque, il professore Balbi e lo psichiatra Marra dicono ancora che Antonio De Marco fosse consapevole di ciò che stava facendo quando uccise ed infierì sulla giovane coppia nella casa dove aveva vissuto fino a un mese prima. A queste conclusioni arrivano analizzando alcuni passaggi del manoscritto ed alcuni di quegli sfoghi riportati sui foglietti da block notes cestinati e poi recuperati dalla polizia penitenziario.
Le frasi choc
Ed ancora sul “foglio 14” la fredda ammissione della, possibilità di tornare ad uccidere se non fosse stato recluso: «E la cosa peggiore è che sento che se fossi all’esterno il mio impulso di uccidere sarebbe ritornato, sarei scoppiato a piangere, mi sarei arrabbiato, avrei fantasticato su come uccidere qualcuno e poi sarei andato a comprare patatine e schifezze varie. È facile per me uccidere è facile, magari non lo è stato da un punto di vista logistico ma da un punto di vista emotivo è facile. Ma se uccidere non mi ha fatto ottenere nulla, allora probabilmente sentirei l’impulso di farlo». Le considerazioni degli esperti dicono sia dell’assenza di empatia che della “piena consapevolezza nell’attuazione del delitto». L’uccisione è definita come come scarica della rabbia, a come un elemento con possibilità di ciclicità: «E quindi ripetizione: stress-depersonalizzazione-rabbia-riorganizzazione dell’Io-delitto come scarica della rabbia».
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