A quei tempi Internet era affare da stregoni informatici, si parcheggiava in piazza Duomo e Lecce capitale d’arte, come si suol dire in salentino, non stava scritta a nessun calendario. Era il 1993, e il 6 novembre nasceva a Lecce, sulle ceneri di un vecchio negozio d’abbigliamento, il famoso “Marasco”, “Liberrima”, un luogo che definire “libreria” era riduttivo all’epoca, figuriamoci oggi che il mondo si è decuplicato in complessità e forme d’espressione culturale con cui lo spazio in questione si tiene al passo tutti i giorni.
Il compleanno tondo
Un compleanno tondo che si festeggia oggi in Corte dei Cicala con una giornata di appuntamenti per tutti i palati, non solo gourmet, sotto l’occhio benevolo di un Sant’Oronzo in forex alto 2,50 metri che - appunto - stenderà su tutti i partecipanti alla festa il suo “tre” protettivo. Numero che a ben vedere - e qui entriamo nei misteri dei mondi sottili - fa magicamente pendant con tutte le tappe di quest’irresistibile ascesa. Un percorso che Maurizio Guagnano e Mery Dipalma, genitori della “creatura” oggi in festa, hanno delineato in trentasei anni di vita insieme, mettendo ognuno nell’avventura le proprie competenze e sensibilità: lui quella dell’imprenditore con master in direzione d’azienda, lei quella della dottoressa in Scienze statistiche con trascorsi tributari e nell’alta moda a Roma.
Un caso di chiaroveggenza
Un caso di chiaroveggenza decretato dai fatti: la visita di Papa Wojtyla nel 1994, l’arrivo della sensibilità femminile di Adriana Poli Bortone a Palazzo Carafa e i fondi del Piano Urban accesero un nuovo interesse nei confronti del borgo antico della città. Processo di recupero di cui Liberrima è stata protagonista indiscussa, «e sfidiamo chiunque a provare il contrario»: libreria indipendente fin dall’origine, è entrata nel 2014 nel network Ubik, «che ci consente di tutelare la nostra origine pur stando insieme agli altri». Il suo “ecosistema” unico, infine, le ha consentito di reggere gli urti di trent’anni terribili, della crisi economica come della pandemia, delle guerre in corso come dell’avvento dell’e-commerce, che ha fiaccato il mercato dei libri, ma non l’ha steso «come avvenuto invece per i negozi di dischi. Un vero peccato». Liberrima, il consolidamento di una visione da esportare anche a Bari, in via Calefati, dove rimane aperta fino a mezzanotte: «Una città che fa parte della nostra storia, per radici familiari e per motivi di studio. E poi avevamo voglia di testare appunto un modello vincente: perché il centro storico di Lecce è ripartito anche grazie a Liberrima e alla sua vocazione naturale, che non è solo quella di vendere libri ma di promuovere il territorio e i suoi prodotti, dal cibo al vino». E di mantenere un legame speciale con il territorio, connessione «che qualche marchio blasonato ha tentato di spezzare, senza riuscirci», concludono Maurizio e Mery. I trend, d’altronde, sembrerebbero dare ragione a un team che continua a puntare tutto su un luogo tangibile dello stare insieme: «I dati lo dimostrano, le vendite di libri on line sono in calo, e per converso c’è grande ripresa dell’esigenza di vivere fisicamente le esperienze, di avere un rapporto vero anche con il libraio. Relazioni vere, non virtuali: ecco il successo di Liberrima, non luogo di merci ma di condivisione della cultura».