Massarini in scena con The Beatbox: «Musica e costume sociale: Beatles, eterna modernità»

All'Apollo di Lecce il 3 maggio e al "Verdi" di Brindisi il 4 maggio

The Beatbox in scena
The Beatbox in scena
di Eraldo MARTUCCI
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Venerdì 26 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:41

Il 4 aprile 1964, 60 anni fa, i Beatles raggiunsero un traguardo storico conquistando la vetta della classifica “Billboard Hot 100 singles chart” con ben cinque singoli nelle prime cinque posizioni. Un risultato straordinario che fece nascere il titolo di “Fab Four”, i Favolosi Quattro, un soprannome che echeggia ancora oggi nei cuori dei fan di tutto il mondo. D’altronde è stato il gruppo che più di ogni altro ha saputo cambiare l’ambiente musicale ed i costumi del XX secolo. Banalmente i Beatles possono essere identificati come la colonna sonora degli anni ’60. Dal punto vista musicale attinsero a generi già conosciuti come blues, rock, music hall inglese, folk, ma anche musica barocca. La genialità fu nel modo di combinarli e di innovare le fasi di registrazione. E quando il 5 ottobre 1962 pubblicarono il loro primo singolo, “Love Me Do”, erano praticamente degli adolescenti: John Lennon aveva solo 22 anni e George Harrison 19. Durante le incisioni di “Abbey Road” nel 1969 (l’ultimo album realizzato insieme, ma non l’ultimo ad essere pubblicato) nessuno dei quattro aveva ancora compiuto trent’anni, eppure avevano già dominato il mondo artistico e musicale.


E interamente dedicato alla leggendaria band inglese è lo spettacolo “Magical Mystery Story. Now and Then” che vede protagonisti il guru degli amanti del rock, il conduttore e giornalista musicale Carlo Massarini, e The Beatbox, tra le tribute band più quotate d’Europa. 


Massarini, come è cambiato questo spettacolo rispetto alla versione precedente?
«È molto diverso, perché intanto la dimensione ideale è quella teatrale e non all’aperto. Al di là di questo, ha due parti nuove. Abbiamo mantenuto l’inizio, quello più beat, aggiungendo però altri pezzi. E poi appunto c’è il momento che descrive la svolta dei Beatles, quella dove iniziano a sperimentare anche con i suoni, molto più ricchi e vari, con influenze indiane e classiche. E la seconda parte ha un inizio acustico con tre brani, fra cui “Here Comes The Sun”, che è la canzone dei Beatles più ascoltata su Spotify. La scaletta abbraccia i successi leggendari dal Cavern Club di Liverpool, passando dal periodo Rubber Soul e Revolver, giungendo ai capolavori che hanno preceduto lo scioglimento della band nel 1970. In sintesi, è uno spettacolo diverso, più ricco e vario, e per me anche più bello. I miei interventi rimangono uguali come struttura, ma ovviamente cambiano nel merito quando ci sono le nuove canzoni». 


E come articola il suo racconto?
«Dal mio punto di vista, cioè facendo un mix di storia musicale ma anche di storia del costume sociale. Questo avviene generalmente in cinque parti, e i Beatbox ogni volta ritornano a suonare cambiando costume e strumenti, e portando così in scena anche la mutazione estetica dei Beatles. In sostanza è uno “storytelling” che in realtà potrebbe andare avanti per ore, perché il materiale che loro hanno lasciato e quello che si continua a scoprire è veramente infinito. Ovviamente abbiamo contenuto il tutto nei tempi di uno show».
Nel caso dei Beatbox parliamo di una “tribute band” e non di una “cover band”, giusto?
«Certo, e la differenza è fondamentale perché in questo caso parliamo di una band esattamente uguale all’originale negli strumenti, nelle voci e nei costumi». 


Perché sono sempre attuali i Beatles?
«Perché erano straordinariamente moderni, e si sono evoluti rapidamente. Sono partiti da un beat semplice, e sono diventati ben presto dei fantastici innovatori, e quello che ora c’è in giro discende direttamente da ciò che hanno creato nel loro incredibile catalogo, forse il più grande “corpus” mai composto, non solo nella storia del rock. Rimangono un riferimento assoluto, e poiché erano così innovativi e così avanti, ancora adesso la loro è una musica molto moderna».


Tutto questo in meno di otto anni…
«Infatti questa è la cosa più pazzesca. In quei pochi anni sono riusciti a cambiare il mondo, hanno aperto tante porte e hanno mostrato possibilità che non esistevano prima. Ma non solo nella musica. Londra in quel periodo è al centro del mondo anche nella pittura, nel teatro e nel cinema, e i Beatles si ritrovano così al centro del centro del mondo, e per questo la loro importanza va al di là della musica».

Lo spettacolo

Due ore - cinque atti - per questo straordinario viaggio attraverso la storia e la musica dei Fab Four che si sviluppa unendo la performance dei The Beatbox al fascino narrativo di Carlo Massarini, per uno show che mescola musica e racconti.

I Beatbox sono Marco Breglia, il tarantino Stefano Piancastelli, Michele Caputo e Federico Franchi. Lo show, organizzato da ViaVai Eventi di Giuseppe Briganti, torna in Puglia in una nuova veste per un doppio appuntamento: venerdì 3 maggio alle 21 al Teatro Apollo di Lecce e sabato 4, sempre alle 21, al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi (biglietti su Ciaotickets per Lecce e Vivaticket per Brindisi). E tornerà il 22 giugno ad Altamura. Il sottotitolo è tratto dall’ultimo inedito dei Beatles, appunto “Now and Then”, uscito il 2 novembre grazie alla magia dell’intelligenza artificiale e balzato al primo posto delle classifiche mondiali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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