Messuti: «Paolo non ha fatto il padre nobile
e abbiamo pagato con la sconfitta»

Messuti: «Paolo non ha fatto il padre nobile e abbiamo pagato con la sconfitta»
di Francesca SOZZO
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 28 Giugno 2017, 21:55 - Ultimo aggiornamento: 21:59

Da assessore e vicesindaco a consigliere di opposizione, passando da papabile candidato sindaco. Gaetano Messuti, il secondo dei più suffragati nella lista di Direzione Italia a poche centinaia di voti dal sindaco Paolo Perrone, punta il dito proprio contro i®®l primo cittadino: «Doveva fare il padre nobile e non lo ha fatto», ribadisce Messuti. Lo aveva detto già sei mesi fa e lo conferma. «L’elettorato del centrodestra doveva essere preparato a un candidato civico».
Insomma la sua lettura delle Amministrative qual è?
«Avremmo potuto prendere al primo turno anziché il 52,64, il 55%, ma tenendo conto del frazionamento e del numero delle liste che ha determinato un abbassamento delle percentuali di voto, il lavoro dell’amministrazione comunale è stato comunque riconosciuto».
È stato un riconoscimento al singolo candidato, all’assessore...
«È stato innanzitutto un voto che ha consentito alla coalizione di attestarsi al primo turno al 52,64%».
E allora perché avete perso?
«Purtroppo non c’è stato il riconoscimento nei confronti del candidato sindaco, che ha dato tutto quello che doveva dare in questa campagna elettorale. Probabilmente il messaggio del rappresentate proveniente dal civismo non è stato individuato dall’elettorato del centrodestra, che forse doveva essere preparato. Il nostro era un elettorato che si riconosceva di più in un rappresentante politico. Bisognava prepararlo per tempo».
A urne chiuse è necessario fermarsi a riflettere?
«Partendo dalla riflessione di Congedo, è preferibile un tête-à-tête tra rappresentanti politici di un partito piuttosto che un tè presso un salone familiare. È preferibile una scelta che proviene da organismi politici piuttosto che una scelta familistica. Se riflessione deve essere, deve essere politica e riguardare una comunità politica».
C’era la possibilità di trovare un candidato-politico?
«Sicuramente sì. L’ho già detto: chi doveva svolgere un ruolo di accompagnamento verso questa scelta non lo ha fatto. Onore a Fitto, a Poli Bortone, a Vitali che hanno cercato di riuscire a trovare una soluzione che tenesse tutti uniti. Ma chi doveva giocare un ruolo non lo ha giocato».
Si riferisce a Perrone?
«Sì. Mi riferisco a Perrone. E riconfermo, doveva fare il padre nobile e non lo ha fatto. Un grave errore».
Perché secondo lei?
«È una domanda che va rivolta direttamente a lui. Voglio sottolineare che i nomi inopinatamente inseriti nella cinquina di possibili candidati in fin dei conti non hanno per nulla sfigurato, anzi il consenso lo hanno mantenuto. E chiarisco: le mie accuse nei confronti di Perrone non sono uno scaricabarile. Lo avevo già detto sei mesi fa che doveva fare il padre nobile».
Da cosa deve ripartire oggi il centrodestra?
«Bisogna ripartire da una grande responsabilità che abbiamo noi del centrodestra nei confronti dell’elettorato che oggi abbiamo disorientato perché siamo riusciti a perdere una città di centrodestra facendo vincere una minoranza di centrosinistra. E poi cercare di recuperare tante personalità che in questi anni abbiamo messo all’angolo. E mi riferisco a Raffaele Baldassarre, Ugo Lisi e riprendere a riconnetterci con la nostra comunità. Abbiamo la grande possibilità di farlo intraprendendo i temi della Politica con la P maiuscola lasciando da parte dinamiche che separano».
È dispiaciuto del risultato?
«Sì, sono dispiaciuto e ancora mi brucia perché ancora oggi al bar tante persone mi fermano e mi chiedono: ma come siete a riusciti a fare un disastro del genere?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA